di Francesco Sblendorio

Marino al posto di Mignani: la storia dei 58 (inutili) "cambi in corsa" sulla panchina del Bari
BARI – E siamo a 58. Questo è infatti il numero degli allenatori esonerati (o dimissionari) nella storia del Bari. L’ultimo, qualche giorno fa, è stato Michele Mignani, che ha lasciato il posto a Pasquale Marino (nella foto di Luca Lisi).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La tifoseria biancorossa è quindi abituata ai cambi di panchina nel corso della stagione. Dal 1928, anno di fondazione dell’Unione Sportiva Bari, i biancorossi hanno giocato 95 campionati e cambiato in corsa mister 58 volte. Il record si toccò nella stagione 1950-51 con ben sette cambi che comunque non evitarono la retrocessione dalla serie B alla C.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Complessivamente i galletti hanno avuto 74 allenatori diversi, alcuni tornati a più riprese (vedi Raffaele Costantino ingaggiato 7 volte tra il 1939 e il 1952), ma pochissimi possono vantare una lunga permanenza sulla panchina biancorossa. Il tecnico più longevo è stato Eugenio Fascetti, che vi rimase per 1976 giorni consecutivi, dal 4 dicembre 1995 al 2 maggio 2001. L’esperienza più breve fu invece quella di Carmine Gautieri, assunto nell’estate del 2013, ma dimessosi prima ancora di iniziare il campionato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma quante volte è servito davvero cacciare l’allenatore? Quasi mai. Numeri alla mano, possiamo dire che nonostante il rendimento dei galletti sia in generale leggermente migliorato con l’arrivo di un nuovo mister, in ben poche occasioni le sorti del campionato sono mutate grazie al cambio di guida tecnica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad esempio Fascetti nel 1995-96, Pillon nel 2003-2004 e Vivarini nel 2019-2020 fecero notevolmente meglio dei loro predecessori, tuttavia nessuno di loro riuscì a centrare l’obiettivo: salvezza per i primi due (rispettivamente in A e in B) e promozione in cadetteria per il terzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I pochi cambi di allenatore che segnarono realmente una svolta per la stagione biancorossa affondano nella notte dei tempi.

Fondamentale fu ad esempio il cambio di mister dopo le prime sei partite della serie B 1934-35 con il Bari a quota quattro punti: esonerato l’austriaco Engelberg Konig, subentrò l’ungherese András Kuttik che portò i biancorossi in serie A con 35 punti in 23 partite.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre nel 1948-49 il Bari, dopo aver racimolato appena tre punti nelle prime sette giornate di serie A (prima con Kuttik e poi con Plemich), chiamò György Sárosi che ne ottenne 27 nei restanti 31 incontri, conquistando così la salvezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come detto la storia più recente non racconta simili imprese, anche se nel 1983 iniziò un periodo davvero singolare nella storia delle panchine baresi. Con il nuovo presidente Vincenzo Matarrese, il Bari ripartì infatti dalla serie C e per ben otto stagioni consecutive non sostituì mai l’allenatore nel corso del campionato. In quasi un decennio si succedettero sulla panchina biancorossa solo tre mister: Bruno Bolchi, Enrico Catuzzi e Gaetano Salvemini. E ciascuno di loro riuscì a portare a termine la stagione che aveva iniziato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questo filotto positivo venne interrotto nella stagione 1991-92, quella che nelle attese della piazza doveva portare al salto di qualità, con l’obiettivo di qualificarsi in Coppa Uefa. I due soli punti nelle prime cinque partite e il grave infortunio occorso all’attaccante brasiliano João Paulo, indirizzarono però subito il Bari su un binario pericoloso che condusse alle dimissioni di Salvemini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fece seguito l’ingaggio di “Zibì” Boniek: una carriera da calciatore di vertice, ma una sola esperienza in panchina, quella del Lecce 1990-91, finita tra l’altro con una retrocessione. I risultati non arrivarono neanche con il tecnico polacco e a inizio dicembre la società sembrò intenzionata a richiamare Salvemini. Ma squadra e tifoseria incredibilmente si opposero: Boniek rimase al suo posto e il Bari sprofondò in B.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per tentare un’immediata risalita nella massima serie Matarrese ingaggiò nientemeno che l’ex commissario tecnico della nazionale brasiliana Sebastião Lazaroni. Ma dopo un inizio incoraggiante, i biancorossi finirono nell’anonimato del centroclassifica e il mister carioca a metà campionato cedette il testimone a Giuseppe Materazzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con lui il ritorno in serie A arrivò già l’anno dopo, a cui seguì una tranquilla salvezza nel 1994-95. Nell’estate 1995 però le cessioni del bomber Tovalieri e dei promettenti giovani baresi Bigica e Amoruso indebolirono la squadra, non adeguatamente rinforzata da acquisti che tradirono le attese, come il portoghese Abel Xavier.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


A pagare per tutti fu proprio Materazzi, che si dimise alla 12esima giornata con soli otto punti conquistati. Gli subentrò Fascetti con cui il Bari provò a giocarsi la salvezza fino all’ultimo, ma nemmeno i 24 gol di Igor Protti, capocannoniere di quella serie A, evitarono la retrocessione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tecnico viareggino fu comunque apprezzato tanto che gli venne rinnovata la fiducia per l’anno successivo. Con lui il Bari tornò subito in A e vi rimase per quattro stagioni, fino al 2000-2001, anno in cui nonostante l’esplosione del giovanissimo Antonio Cassano, i galletti rimasero ancorati all’ultimo posto per quasi tutto il torneo. A situazione ormai compromessa, dopo un’incredibile rimonta subita in casa dal Perugia da 3-0 a 4-3, Fascetti fece i bagagli dopo più di cinque anni e la squadra venne affidata ad Arcangelo Sciannimanico.

L’avventura dell’ex tecnico della Primavera sulla panchina barese durò però pochi mesi, visto che già nell’autunno 2001 al suo posto venne chiamato Attilio Perotti che portò i biancorossi a un dignitoso sesto posto.

L’anno dopo tuttavia le cose presero una brutta piega per il tecnico bresciano che a neanche metà stagione, con i galletti relegati in bassa classifica, fu rilevato da Marco Tardelli. Il campione del mondo 1982 fu autore di una bella risalita nella seconda parte del campionato, ma nella stagione successiva (2003-2004) vennero tradite le attese di un campionato di vertice. Dopo una sconfitta con il Messina al suo posto arrivò Giuseppe Pillon che non riuscì comunque a evitare sul campo la retrocessione in serie C. Caduta dalla quale i biancorossi si salvarono solo grazie al ripescaggio.

Dopo un paio di anni di assestamento in serie B con il tecnico Guido Carboni, la panchina biancorossa tornò a “saltare” nel campionato 2006-2007, quando a Rolando Maran subentrò il rientrante Materazzi, il quale portò il Bari alla salvezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’anno seguente però il tecnico sardo pagò l’umiliante sconfitta interna per 4-0 nel derby con il Lecce e fu sostituito a dicembre da Antonio Conte, che un anno e mezzo dopo portò il Bari alla promozione in serie A.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Massima divisione persa però già nel 2011. Dopo lo spettacolare decimo posto conseguito nel 2009-2010 agli ordini di Giampiero Ventura, l’allenatore genovese non riuscì a replicare le buone prestazioni l’anno successivo. All’inizio del girone di ritorno, con un Bari alla deriva, gli subentrò Bortolo Mutti che poté solo traghettare la squadra fino al termine della stagione, che finì con la retrocessione in B e lo scandalo del calcio scommesse.

L’operazione risalita venne tentata in vista del campionato 2013-2014 con Carmine Gautieri, il quale però improvvisamente decise di dimettersi ancor prima di iniziare il torneo. Al suo posto arrivò il duo Alberti-Zavettieri che, dopo una prima parte di stagione mediocre, guidò il Bari nell’epica rimonta fermatasi solo ai playoff.

Dopo il fallimento del 2014 e il passaggio del Bari nelle mani di Paparesta prima e di Giancaspro poi, i biancorossi tentarono più volte di allestire una squadra in grado di risalire in serie A, senza mai riuscirvi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo tecnico scelto dalla nuova proprietà fu Davis Mangia, la cui esperienza sulla panchina biancorossa durò però solo pochi mesi. Con il Bari relegato a metà graduatoria, l’ex allenatore del Palermo fu sostituito da Davide Nicola che non riuscì nell’impresa di portare il Bari in alto. Gli venne tuttavia rinnovata la fiducia per l’anno 2015-2016, ma i risultati non furono migliori, tanto da indurre la società a sostituirlo con Andrea Camplone.

Con il mister subentrato i galletti arrivarono ai playoff, ma ne uscirono tristemente sconfitti in casa dal Novara nel giugno 2016. Per la stagione 2016-2017 si puntò quindi su Roberto Stellone, ma anche la sua esperienza sulla panchina biancorossa deluse ben presto le attese. A nulla valse tuttavia la sua sostituzione con il più esperto Stefano Colantuono che con i galletti non arrivò oltre un mediocre centroclassifica.
 
Dopo il fallimento la rinascita targata De Laurentiis permise al Bari nel 2018 di ripartire dalla serie D agli ordini di Giovanni Cornacchini. Dopo una promozione senza troppi patemi, il tecnico marchigiano faticò parecchio al debutto in serie C, tanto da essere sostituito già nel settembre del 2019 da Vincenzo Vivarini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con lui, nella stagione interrotta a causa del Covid, i biancorossi non furono mai sconfitti, fino alla finale persa con la Reggiana ai playoff per andare in serie B.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Nonostante il record di imbattibilità, non fu rinnovata la fiducia al mister abruzzese, al quale fu preferito l’esperto Gaetano Auteri per la stagione 2020-2021. Mai scommessa fu più sbagliata: poco dopo la metà del torneo, mentre la Ternana prendeva il largo e il Bari perdeva punti importanti, Auteri fu esonerato e sostituito da Massimo Carrera, ex calciatore biancorosso che però non riuscì a dare seguito ai buoni risultati ottenuti nelle prime partite. La decisione di richiamare Auteri non pagò e il sogno promozione si arenò ai playoff.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al suo posto, per il campionato 2021-2022, venne chiamato Michele Mignani che ha recentemente dovuto cedere il posto a Pasquale Marino. Il neotecnico biancorosso è atteso dunque da una grossa sfida su più fronti. Contro le difficoltà della squadra e una certa diffidenza della piazza, certo, ma anche contro una tradizione che a Bari, per gli allenatori che arrivano nel corso del campionato, non è mai stata molto favorevole.


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